Il cibo che guarisce le malattie
Il cibo che guarisce le malattie

Non è una novità che la migliore terapia quando siamo ammalati sia il digiuno, e questo anche perchè mangiando male ci ammaliamo. Ricerche realizzate dall’Università di Tor Vergata e dal Brander Cancer Research Institute del New York Medical College in coordinamento con Enea e pubblicate sull’International Journal of Molecular Science confermano, se mai ce ne fosse bisogno, che il cibo può contribuire a contrastare i rischi di malattie come obesità, diabete di tipo 2, ipertensione, senescenza e patologie cardiovascolari.
Gli studi sono focalizzati sull’azione di alcune sostanze come polifenoli, acidi grassi polinsaturi e altre ancora, nel contrastare le malattie e nel contribuire a prevenire l’insorgenza di tumori, e sull’azione benefica di alcuni componenti di alimenti come il tè verde, la curcumina e il resveratrolo contenuto nei frutti scuri, in grado di modulare il funzionamento di innumerevoli geni. I polifenoli contenuti ad esempio nel tè verde, intervengono nella regolazione del metabolismo epatico mentre gli acidi grassi polinsaturi, i cosiddetti omega-3, contenuti nei semi di lino e in molti pesci, possono modulare il metabolismo lipidico, hanno proprietà anti-infiammatorie e anti-aggreganti e sono inversamente correlati con il rischio di disturbi neurologici, come ad esempio l’Alzheimer. Da buon ultimo un recente studio del gruppo di ricerca sull’ingegneria e rigenerazione/riparazione tissutale, condotto dal laboratorio di Diagnostica e Metrologia dell’Enea e le Università di Tor Vergata, Urbino e la Sorbonne di Parigi, pubblicato sull’International Journal of Medical Sciences ha dimostrato che gli omega 3 sono anche in grado di portare benefici in chi soffre di distrofia muscolare.

Smartphone anche di notte: un ragazzo su 5 si sveglia per controllare le chat
Smartphone anche di notte: un ragazzo su 5 si sveglia per controllare le chat

Uno studio condotto su oltre 900 teenager di 12-15 anni da Sally Power, condirettore del Wales Institute for Social and Economic Research, Data and Methods (Wiserd) a Cardiff e pubblicato sul Journal of Youth Studies, ha individuato negli  smartphone una presenza anzi una onnipresenza quasi patologica, visto che circa un ragazzo su 5 infatti si sveglia almeno una volta a notte per rispondere a chat e messaggi e per andare sui social, e un terzo lo fa una volta a settimana. E questi sono poi i teenagers che più di frequente lamentano uno scarso livello di benessere e felicità e anche tanta sonnolenza diurna, specie durante l’orario scolastico.

Frutta, verdura, pesce e cereali integrali per la salute delle ossa delle donne | AZdentist
Frutta, verdura, pesce e cereali integrali per la salute delle ossa delle donne | AZdentist

Un’alimentazione ricca di frutta, verdura, pesce e cereali integrali il mix ideale per preservare la salute delle ossa delle donne, in una dieta considerata anti-infiammatoria e di prevenzione delle fratture.

Lo dimostra uno studio della Ohio State University, pubblicato sulla rivista Journal of Bone and Mineral Research.
Gli studiosi hanno preso in esame un’ampia ricerca condotta su donne di età compresa tra i 50 e i 79 anni dal 1993 al 1998, la Women’s Health Initiative, analizzando i dati sulla dieta di 160191 donne e assegnando a 32 componenti di cibi, in particolare consumati nei tre mesi precedenti all’arruolamento allo studio, un punteggio in termini di infiammazione. Per 10mila donne sono stati poi raccolti dei dati sulla densità minerale delle ossa, mentre per tutto il campione sono stati esaminati dati relativi alle fratture.
Dai risultati è emersa una correlazione fra una dieta altamente infiammatoria e fratture nelle donne di meno di 63 anni, in particolare con un rischio di frattura all’anca maggiore del 50 per cento rispetto a quelle che si posizionavano nel gruppo con punteggi infiammatori più bassi. Inoltre le donne che seguivano una dieta meno infiammatoria con una più bassa densità minerale ossea all’inizio dello studio, probabilmente per una costituzione corporea più piccola, ne hanno persa comunque meno rispetto alle loro coetanee in sei anni di osservazione.

Scoperto perché il ticchettio delle lancette ci fa impazzire | AZdentist
 Scoperto perché il ticchettio delle lancette ci fa impazzire | AZdentist

Insofferenti alle lancette dell’orologio, al ticchettio della pioggia, al ronzio di una spina, al respiro delle persone, alla masticazione, non vi preoccupate, non è pazzia ma MISOFONIA.

Si tratta di un vero e proprio disturbo che si manifesta a livello cerebrale, come ha individuato una ricerca della Newcastle University, nel Regno Unito, pubblicata su Current Biology.

Per indagare i processi alla base di questo disturbo, che si caratterizza per una tolleranza molto ridotta a uno specifico suono, sia esso forte o debole, gli studiosi hanno preso in esame 42 persone, affette o meno da misofonia. Tutte sono state sottoposte a risonanza magnetica cerebrale mentre ascoltavano tre tipi di suoni: neutri (pioggia, un locale affollato, un bollitore), sgradevoli (il pianto di un bimbo, una persona che urla) oppure che potevano scatenare il disturbo (masticazione, respirazione).
Non solo gli intolleranti ai rumori hanno reagito nell’ultimo caso con un aumento del battito cardiaco e della sudorazione, ma dai risultati è emerso anche che vi era un ‘sovraccarico’ della zona del cervello che elabora le emozioni, la corteccia insulare anteriore. Quest’area risultava inoltre connessa diversamente, rispetto a quanto accade di solito, con altre aree, come ad esempio l’amigdala e l’ippocampo, legate anche al ricordo di esperienze passate.

Stile di vita, malattie sistemiche, carie e malattie parodontali
Stile di vita, malattie sistemiche, carie e malattie parodontali

Le patologie parodontali e la carie dentale rappresentano le più comuni patologie dell’umanità e la principale causa di perdita di denti. Entrambe le patologie possono portare a compromissione nutrizionale ed ad impatti negativi sull’autostima e sulla qualità della vita. In qualità di complesse malattie sistemiche, esse condividono fattori di rischio comuni, come la necessità di un biofilm di placca patogeno, ma presentano caratteristiche fisiopatologiche distinte.
Molteplici fattori espositivi contribuiscono alle loro cascate causali e la suscettibilità implica fattori di rischio che sono ereditari o acquisiti. L’identificazione di questi fattori di rischio è cruciale sia nella prevenzione di entrambe le malattie che nella loro gestione.
Secondo una recente revisione della letteratura sussistono evidenze moderatamente solide per un contributo genetico alle malattie parodontali ed alla suscettibilità alla carie, con un rischio attribuibile stimato sino al 50%. La letteratura genetica sulle malattie parodontali è maggiormente sostanziale rispetto a quella sulla carie, ed i geni associati alla parodontite cronica comprendono quelle del recettore per la vitamina D (VDR), del recettore Fc gamma IIA (Fc-gamma IIA) e quello dell’IL-10.
Per quanto riguarda la carie, i geni coinvolti nella formazione dello smalto, nelle caratteristiche salivari, nell’immunoregolazione e nelle preferenze alimentari hanno l’impatto maggiore, ma non sono state riscontrate varianti genetiche comuni con quelle parodontali.
I carboidrati fermentabili rappresentano il fattore di rischio dietetico comune maggiormente rilevante per entrambe le patologie, ma i meccanismi associati sono diversi: nella carie, il processo di fermentazione porta a produzione di acido ed alla generazione di componenti del biofilm come i glicani, mentre nella parodontite la glicemia determina lo stress ossidativo, ed i prodotti finali della glicazione avanzata possono anche scatenare uno stato iperinfiammatorio.
I deficit di micronutrienti, come vitamina C, vitamina D o vitamina B12, possono essere correlati con l’insorgenza e la progressione di entrambe le malattie. Alimenti funzionali o probiotici possono aiutare nella prevenzione della carie e nella gestione delle patologie parodontali per quanto le evidenze siano limitate ed i meccanismi biologici non siano perfettamente chiari.
Iposalivazione, artrite reumatoide, fumo, diabete non diagnosticato o non controllato adeguatamente ed obesità, rappresentano comuni fattori di rischio acquisiti sia per la carie che per le patologie parodontali.

Allergie alimentari per 2 milioni italiani, nocciola in pole position | AZdentist
Allergie alimentari per 2 milioni italiani, nocciola in pole position | AZdentist

Nel nostro Paese le allergie alimentari riguardano più di 2 milioni di persone, pari al 3,5% della popolazione generale.

L’alimento più allergizzante negli adulti, avvertono gli allergologi, è

  1. la nocciola (26%),
  2. seguita dalla verdura (14%),
  3. frutta fresca, soprattutto pesche e albicocche (12%),
  4. crostacei (10%),
  5. pesce (7%),
  6. legumi (6%),
  7. semi (6%),
  8. grano (5%).

>Gli under 18 che soffrono di allergie alimentari sono 570mila: 270mila bimbi tra 0 e 5 anni; 180mila tra 5 e 10 anni e 120mila tra 10 e 18 anni.

>Dei 270mila bimbi con meno di 5 anni che soffrono di allergie alimentari, 5.000 sono a rischio di reazioni allergiche gravi che possono costar loro anche la vita ed una reazione allergica grave su tre avviene a scuola.

>L’allergia alimentare più frequente nei bambini tra 0 e 5 anni è quella al latte vaccino (seguita da quella alle uova): non lo tollerano oltre 100mila bimbi, costretti a ricorrere a latti speciali con una spesa complessiva per le famiglie di oltre 50 milioni di euro all’anno. In Italia i latti speciali per allergici sono rimborsati solo in Lombardia, Friuli Venezia Giulia e Sardegna.

Gli allergologi avvertono, inoltre, come solo un under-18 su 1000 porti con sé la ‘penna’ salvavita con adrenalina autoiniettabile in caso di forte reazione allergica. Si stima che nel nostro Paese siano circa 40 ogni anno (200 negli Stati Uniti) i morti per grave reazione allergica (shock anafilattico), molti dei quali non riconosciuti come allergici.

Se sanguinano le gengive, corri dall’igienista e dal parodontologo, la parodontite è in agguato| AZdentist
Se sanguinano le gengive, corri dall'igienista e dal parodontologo, la parodontite è in agguato| AZdentist

La parodontite è una patologia subdola, che 7 italiani su 10 non la conoscono, e quattro su dieci di fronte a gengive dolenti e infiammate, che sanguinano, provano il fai da te con vitamine, integratori, collutori o dentifrici per denti sensibili.


Bastano sei denti colonizzati dai batteri della placca per mettere a rischio la salute dei denti, per avere un rischio fino a tre volte più elevato di parodontite e quindi, di malattie che a essa sono legate a doppio filo, tra cui diabete e patologie cardiovascolari.

Chi soffre di parodontite ha un rischio di infarto più alto dei pazienti con un elevato spessore della parete delle carotidi, può sviluppare aterosclerosi in maniera più elevata, senza dimenticare che i batteri del cavo orale attraverso la circolazione possono raggiungere numerosi organi, innescando pericolose reazioni infiammatorie localizzate.

Un’ora di corsa al giorno ci regala 7 ore di vita in più | AZdentist
Un’ora di corsa al giorno ci regala 7 ore di vita in più | AZdentist

1h di corsa al giorno= 7h di VITA in più.

Uno studio guidato dalla Iowa State University, pubblicato su Progress in Cardiovascular Disease, individua in un’ora di corsa al giorno 7 ore di vita in più, il che equivale in proiezione, che con due ore di corsa a settimana per 40 anni guadagneremmo circa tre anni.

Gli studiosi si sono rifatti a una ricerca precedente, svolta tre anni fa, che ha preso in esame oltre 55mila adulti seguiti per 15 anni, analizzando una grande mole di dati di test medici e di fitness condotti presso il Cooper Institute di Dallas e giungendo alla conclusione che appena cinque minuti di corsa al giorno bastano per aumentare l’aspettativa di vita.
Col nuovo studio è stato possibile quantificare, aggiungendo anche i risultati di altre ricerche recenti, che un corridore tipico spenderebbe meno di sei mesi effettivamente in attività nel corso di quasi 40 anni, ma ciò potrebbe far prevedere un aumento della speranza di vita di 3,2 anni, con un guadagno netto di circa 2,8 anni. In termini concreti, un’ora di corsa allunga statisticamente l’aspettativa di vita di sette ore, anche se come spiega l’autore principale della ricerca, Duck-chul Lee, al New York Times “queste aggiunte non sono infinite”


In altri termini, correre non ci rende certo immortali.

Nel complesso, la revisione ha rafforzato i risultati precedenti, con i dati che hanno indicato che correre, a qualunque passo, riduce il rischio di morte prematura del 40%, anche tenendo conto di problemi come obesità e ipertensione e di consumo di alcol e fumo. Anche altre attività come camminare o andare in bici danno benefici, ma minori. Il rischio di morte prematura su riduce del 12%.

W la fibra! | AZdentist
W la fibra! | AZdentist

Una dieta ricca di fibre aiuta a

  • digerire meglio,
  • a tenere sotto controllo colesterolo e glicemia,
  • a prevenire alcune malattie.

Ne bastano tra i 20 e i 35 grammi per gli adulti e 5 per i bambini, da ricercare in frutta, verdura, cereali e legumi, ma vediamo nel più specifico su cosa puntare.

  • Carciofo: famoso soprattutto per le sue doti depurative, ma contiene anche grandi quantità di fibre. Con un carciofo medio si raggiunge infatti un terzo del fabbisogno giornaliero: ben 10 grammi. Consumarlo fresco o surgelato fa poca differenza: se raccolto al massimo della sua maturazione le proprietà nutrizionali possono essere addirittura maggiori in quello tenuto in freezer. I suoi estratti possono essere utili anche per gestire i postumi di chi ha esagerato con l’alcol.
  • Lenticchie: piatto povero ed economico, ma ricchissimo di sali minerali, vitamine e fibre (una porzione può contenerne fino a 15 grammi). Sono un’ottima alternativa alla carne, in quanto fonte di proteine vegetali.
  • Fagioli neri: come le lenticchie hanno un alto apporto di fibre,  sono inoltre ricchi di potassio e rallentano la velocità di assorbimento del nostro organismo. Un ‘effetto collaterale’ è l’aumento di gas nell’addome causato da un amido contenuto sulla superficie dei fagioli. Poiché le ‘vittime’ sono i consumatori non abituali, basterà aumentare la frequenza con cui si portano a tavola piatti a base di questi legumi per veder svanire il problema.
  • Pere: con le mele e le prugne costituiscono il trio dei frutti più ricchi di fibre. I benefici aumentano se si mangiano con la buccia o – nel caso delle prugne – secche. 
Un sonno regolare aiuta a superare gli esami | AZdentist
Un sonno regolare aiuta a superare gli esami | AZdentist

Sonno regolare: alleato numero uno.

Pubblicato su Scientific Reports, uno studio condotto sul sonno di studenti universitari della prestigiosa Harvard di Boston, ha individuato che per superare a pieni voti gli esami, che siano universitari o a scuola, l’alleato numero uno è un sonno regolare.

Condotto da esperti del Brigham and Women’s Hospital di Boston, lo studio mostra che non solo i voti risentono delle irregolarità nel sonno, ma anche i ritmi naturali dell’organismo dello studente e persino il rilascio di ormoni. Gli esperti hanno misurato per ciascuno studente un indice di regolarità del sonno, e visto che gli universitari che hanno orari regolari sia per andare a letto sia per svegliarsi prendono voti migliori.

Viceversa, chi ha il sonno irregolare – indipendentemente dal numero di ore che trascorre dormendo ogni notte – non solo tende ad avere voti più bassi ma ha anche il ritmo sonno/veglia (circadiano) ‘scombussolato’ e in ritardo di tre ore, ritardo che si riscontra pure per il rilascio dell’ormone del sonno, la melatonina.

Ciò significa per esempio che questi studenti, se hanno un corso da seguire o un esame da sostenere alle 9 del mattino, lo affrontano come se fossero le sei del mattino con un rendimento inferiore.

Quindi gli studiosi consigliano di rispettare orari regolari per sonno e sveglia ed esporsi il più possibile alla luce naturale e il meno possibile a quella artificiale durante le 24 ore.