L’ansia post covid | azdentist
L'ansia post covid | azdentist

Le situazioni di crisi sono quasi sempre accompagnate da un aumento di depressione, ansia, stress e altri disturbi mentali, ma anche da comportamenti dannosi e autolesionisti. Succede in caso di attacchi terroristici, sparatorie, terremoti o uragani, ed è riproponibile col COVID.
Valutare l’impatto psicologico di questa situazione non è semplice, sono in gioco molti fattori che possono compromettere la salute mentale. Esiste una minaccia concreta, di malattia, che di per sé spaventa ed è fonte di ansia. Ci sono poi tutte le conseguenze delle misure che sono state adottate per il contenimento del virus, come l’isolamento, la distanza sociale, l’alterazione delle abitudini quotidiane e del ritmo lavorativo possono essere destabilizzanti. L’interruzione momentanea o la perdita del lavoro sono fattori di rischio per ansia, depressione e autolesionismo e la quarantena può portare a irritabilità e insonnia. Come se non bastasse, il bombardamento mediatico non aiuta. La sovrabbondanza di informazioni false, inaccurate, contraddittorie tra loro, aumenta l’incertezza e la tensione.

Chi ne parla ?

Un articolo recentemente pubblicato sulla rivista The Lancet ricorda come l’epidemia di Sars del 2003 è stata associata ad un aumento del suicidio del 30% nelle persone di età pari o superiore ai 65 anni. Circa il 50% dei pazienti guariti dalla polmonite ha continuato a soffrire d’ansia e il 29% degli operatori sanitari coinvolti ha sperimentato disagio emotivo.
Si può supporre che l’emergenza sanitaria attuale avrà ripercussioni di una certa entità sulla salute e sul benessere mentale, a breve e a lungo termine. Quali? Di quale portata? È  importante valutarlo per poter intervenire in modo preventivo, precoce ed efficace, senza far passare sotto silenzio, come spesso accade, tutti i problemi inerenti alla sfera psicologica. Sono già stati condotti e sono in corso diversi studi per avere un’idea dell’impatto psicologico dell’emergenza.

I primi studi in Cina che dicono?

Da un sondaggio, condotto in Cina, a cui hanno risposto 1.210 persone, sono emersi dei tassi di ansia e depressione piuttosto elevati (rispettivamente del 30 e del 17%);  inoltre quasi il 35% di 50.000 persone, intervistate nell’ambito di un’inchiesta condotta a livello nazionale, ha riferito sintomi di sofferenza correlati al trauma.

e gli studi italiani…

Anche l’Italia, primo Paese in Europa profondamente colpito dall’epidemia, è stato condotto un primo studio, on line,  esteso, e altri sono in corso. La ricerca pubblicata sulla rivista medRxiv il 14 aprile, è stata condotta dall’Università dell’Aquila e Territori aperti, in collaborazione con l’Università di Roma Tor Vergata. I ricercatori hanno proposto un questionario Online a cui, in poco più di una settimana, hanno risposto oltre 18.000 persone, con elevati tassi di prevalenza di alcuni disturbi, come ansia depressione e insonnia: che il 37% degli intervistati presenta sintomi da stress post traumatico, il 17% sintomi depressivi, il 20% ansia severa, il 7% insonnia e il 21% stress.
Di certo le persone che erano affette da disturbi mentali prima della crisi rischiano un peggioramento delle proprie condizioni: quando ci sono due fattori di rischio, in questo caso disturbo mentale pregresso a cui si aggiunge l’isolamento, questi possono sommarsi o moltiplicarsi.
Un aspetto importante che i ricercatori analizzeranno è il rischio di comportamenti autolesionisti e di suicidio, così come l’abuso di alcol e droghe.
Altri studi, sempre on line, hanno valutato l’impatto della pandemia da Covid-19 e della quarantena sulla salute mentale della popolazione italiana, come quello condotto da 10 centri universitari in tutta Italia e dall’Istituto Superiore di Sanità, che ha coinvolto fin ora circa 20.000 persone. I risultati saranno analizzati nei prossimi mesi.
In particolare, i diversi centri analizzeranno l’impatto della quarantena sul rischio di suicidio, l’impatto delle misure di distanziamento sociale sullo sviluppo della sintomatologia ossessivo-compulsiva, l’uso disfunzionale di Internet e dei social media nel corso della pandemia.