Parodontologia

La Parodontologia è la disciplina odontoiatrica volta alla promozione della salute dell’individuo attraverso la prevenzione, la diagnosi e la terapia delle patologie che colpiscono i tessuti di supporto dei denti e degli impianti, gengiva e osso. La gengiva e l’osso si possono infiammare; si parlerà allora rispettivamente di gengivite e parodontite (quest’ultima è anche detta comunemente piorrea). La causa principale è l’accumulo di placca e di tartaro, che non è altro che placca calcificata.La parodontologia si propone di conservare o ripristinare lo stato di salute dei tessuti di supporto di denti e impianti, contribuendo così a conservare o migliorare il benessere, la funzione masticatoria, la fonazione e l’estetica. Scopo principale della parodontologia è preservare la dentatura naturale.

Che cosa è la malattia parodontale o piorrea?
La malattia parodontale è un’infezione cronica da batteri gram negativi anaerobi che causa una risposta infiammatoria; è strettamente legata agli stili di vita e  influenzata, nel  decorso e gravità, da numerosi fattori locali e sistemici, che sono, in particolare, la scarsa igiene orale, il fumo, lo stress, le malattie metaboliche e lo scarso esercizio fisico.
Se non trattata è la prima causa di perdita di denti nell’adulto e quindi fonte di grave handicap e di importante deficit funzionale.
Nell’etiopatogenesi della parodontite, ovvero nel suo manifestarsi, si attribuisce grande importanza non solo agli stili di vita non corretti, come fumo e cattive abitudini di igiene orale, ma anche ad altri fattori, come la suscettibilità individuale su base genetica e la presenza di patologie sistemiche che possono accentuare gli effetti destruenti specifici. Nella parodontite, il normale equilibrio tra l’azione della placca batterica dentale e le difese immunitarie è alterato e porta ad un’imperfetta regolazione della risposta infiammatoria con conseguente aumento della distruzione del parodonto marginale.

Come si previene?
La prevenzione consiste nell’effettuare le manovre di igiene orale comunicate dall’igienista dentale o dal parodontologo, attraverso gli strumenti idonei,come lo spazzolino, il filo interdentale, il collutorio, usati secondo schemi personalizzati, che consentiranno di ottenere e mantenere quello stato di salute del cavo orale che oggi deve essere considerato alla portata di tutti.Presso la nostra struttura tutti i pazienti vengono analizzati dal punto di vista parodontale, con registrazione della scheda parodontale.

Cosa viene fatto?
Quando uno o più elementi dell’apparato parodontale, dopo essere stati colonizzati da numerose specie batteriche, smettono di esercitare la propria funzione di sostegno causando mobilità dentale,si sviluppa la malattia parodontale, stadio già avanzato di uno stato patologico che si potrebbe evitare ponendo attenzione ai segni evidenti che appaiono molto tempo prima della mobilità dentale. Oggi la piorrea si può prevenire e curare efficacemente, se individuata negli stadi precoci, permettendo la conservazione dei denti fino all’età più avanzata: si tratta di determinare la predisposizione personale a sviluppare la malattia parodontale sottoponendosi a 2 semplici test, il test genetico, eseguito su un prelievo di saliva, e il test microbiologico, su un campione di fluido della tasca parodontale. Il test microbiologico può essere eseguito su coltura o ricercando il DNA dei germi responsabili della malattia

La terapia consiste in:
Fase iniziale:
1.Motivazione del paziente
2.Eliminazione del tartaro (ablazione del tartaro o detartrasi)
3.Sondaggio parodontale per determinare la quantità di perdita ossea
4.Levigatura delle radici associata a laser terapia per eliminare le tossine che le ricoprono

Terapia di mantenimento: il paziente viene rivisto ogni 3 mesi per evitare la nuova colonizzazione di batteri.

In alcuni casi, e solo se il paziente è molto scrupoloso nella terapia di mantenimento, segue una fase di terapia chirurgica che può prevedere l’ eliminazione delle tasche, la loro pulizia o la rigenerazione dell’osso perduto attraverso materiali sintetici.

Per quanto riguarda il trattamento di lesioni parodontali, esistono una serie di procedure cliniche, più o meno complesse e più o meno radicali, che, se accompagnate da opportune tecniche di igiene domiciliare, possono restituire ai denti una stabilità accettabile. Successivamente, controlli effettuati periodicamente permetteranno di stabilire, anche grazie ad esami strumentali, se i risultati attesi sono stati conseguiti, e se si mantengono stabili nel tempo.

Come si fa a scoprire in tempo la malattia parodontale?
Gonfiori persistenti, arrossamenti, sanguinamento delle gengive, denti sensibili e alito cattivo sono segnali di pericolo della malattia parodontale.
Per effettuare un autodiagnosi si possono considerare i sintomi indicati qui sotto. Se qualcuno di questi è presente si dovrebbe consultare un dentista e/o un igienista con area di esperienza nella parodontologia, per sottoporsi a visita diagnostica ed eventualmente ad un programma di cure.

1.  Dolore nella bocca
2.  Gengive che sanguinano quando si spazzolano i denti o quando si mangiano alimenti duri
3.  Spazi che improvvisamente si sviluppano fra i denti
4.  Gengive gonfie o tese
5.  Gengive che si abbassano facendo apparire i denti più lunghi di prima
6.  Alito cattivo persistente
7.  Pus fra i denti e le gengive
8.  Cambiamenti nella sensibilità dei denti quando si mastica
9.  Sviluppo di ferite in bocca
10. Denti che non si mantengono stabili sotto i colpi masticatori

Come si puo’ diagnosticare?
Tramite PerioSafe Pro & ImplantSafe rapid test, un sistema sicuro, veloce (soli 10 minuti, di cui solo 3 di test effettivo) e affidabile che:
• rileva la degenerazione non ancora conclamata del tessuto parodontale o perimplantare e quindi previene la parodontite
• è facile da utilizzare;
• dà i risultati in pochi minuti;
• è validato ed affidabile;
• può essere eseguito anche dall’igienista dentale.
L’analisi dell’aMMP-8 è al momento l’unico test capace di rilevare precocemente il rischio di degenerazione del tessuto parodontale e perimplantare prima che diventi clinicamente visibile. La riduzione di aMMP-8 misurata durante le visite successive e di controllo dà evidenza del fatto che il processo degenerativo del tessuto può essere fermato o ridotto con i trattamenti”.

In più la malattia parodontale è associata a:

1.Patologie sistemiche, tant’è che dati derivanti da studi clinici controllati hanno messo in evidenza un miglioramento dell’infiammazione sistemica dopo terapia parodontale non chirurgica. Questo suggerisce che la parodontite possa aumentare il carico infiammatorio sistemico contribuendo alla patogenesi di malattie infiammatorie croniche quali, ad esempio, l’aterosclerosi. I batteri patogeni che causano la parodontite sono in grado di penetrare all’interno dei tessuti gengivali e da lì entrare nel circolo ematico e produrre una intensa risposta infiammatoria locale con riflessi sistemici. Per questo motivo possono provocare patologie più o meno serie anche in organi o apparati lontani da quello di partenza. Numerosi studi dimostrano che chi soffre di parodontite ha valori di granulociti neutrofili circolanti e parametri infiammatori sistemici (come la proteina C reattiva) elevati rispetto alle persone sane. In particolare, quest’ultimo parametro è un ottimo predittore per lo sviluppo di malattie ischemiche, aterosclerosi ed imperfetto controllo metabolico del diabete.

2.Complicanze ostetriche, con un aumentato rischio di nascita di bambini prematuri e/o sottopeso.
Oggi, infatti, sappiamo che alcuni processi infiammatori acuti della madre, anche localizzati lontano dal tratto genito-urinario, possono svolgere un ruolo non secondario nella comparsa di alterazioni patologiche della gravidanza.
Da un punto di vista etiopatogenetico, la correlazione tra parodontite ed eventi negativi associati alla gravidanza è supportata da 2 ipotesi sperimentali.
La prima si basa sulla possibilità che le donne con parodontite siano soggette a frequenti batteriemie, in cui i batteri attivano una cascata di processi infiammatori a livello della placenta e del feto, con rischio di parto pre-termine e/o nascita di bambini sottopeso.
La seconda ipotesi si basa sul fatto che le parodontiti creano un aumento generalizzato delle citochine, sostanze ad attività pro-infiammatoria che provocano alterazioni a carico della placenta e del feto. Tra queste, sono rilevanti il ridotto incremento del peso corporeo del nascituro e lo sviluppo di contrazioni uterine premature, con rischio di parto pre-termine e/o di nascita di bambini sottopeso.

3.Diabete ( http://www.azdentist.it/sito/news-ed-eventi/item/173-sovrappeso-e-obesit%C3%A0-costano-45-miliardi-di-euro.html; http://www.azdentist.it/sito/news-ed-eventi/item/221-il-diabete-raddoppia-la-perdita-di-denti.html) in cui soggetti con tale patologia, in particolare quelli con un controllo glicemico non accurato, presentano quadri di gengivite e parodontite più frequentemente e con aspetti clinici di maggiore gravità rispetto ai soggetti non diabetici. Tale associazione è così frequente che alcuni ricercatori hanno definito la parodontite come “la sesta complicanza del diabete”. Recentemente è stato ipotizzato che l’associazione diabete-parodontite sia di tipo bidirezionale e che il controllo dei biofilm orali e dei fattori infiammatori ad essi correlati possa contribuire a migliorare il livello di controllo glicemico: alcune citochine proinfiammatorie prodotte nei siti colpiti da parodontite, quali IL-6 e TNF-alfa, favorirebbero infatti lo sviluppo di meccanismi di insulino-resistenza.

4.Malattie cardiovascolari, grazie ad una relazione tra parodontite, infarto miocardico ictus e mortalità. La perdita di un elevato numero di denti e la distruzione ossea rilevabile nel paziente affetto da parodontite grave, sono associate infatti ad una aumentata prevalenza di placche ateromatose carotidee. Nei pazienti con patologie infiammatorie del cavo orale, è stato osservato, inoltre, un aumento del rischio di infarto miocardico e di aterosclerosi. Studi clinici controllati indicano che il trattamento della parodontite migliora la funzione dell’endotelio.
L’associazione tra parodontite e malattie cardiovascolari si può spiegare attraverso il ruolo negativo esercitato dall’infiammazione sistemica sul processo di aterosclerosi e/o sulla destabilizzazione delle placche ateromasiche e/o sulla ipercoagulabilità.
L’origine del fenomeno potrebbe essere attribuita al passaggio di batteri dal cavo orale all’apparato cardiocircolatorio, con conseguenti gravi danni all’endotelio quando venga raggiunto il sistema vascolare coronarico. Alcuni marker infiammatori, come la proteina C reattiva, sono elevati sia nei pazienti con parodontite che in pazienti affetti da infarto del miocardio.
Altri studi evidenziano che la correlazione parodontite-malattie cardiovascolari potrebbe essere dovuta ad una risposta autoimmunitaria causata dall’elevata somiglianza tra alcuni peptidi antigeni di origine batterica, come le proteine HSP, e le proteine umane. Le proteine HSP sono espresse sulle membrane batteriche e possono aumentare la risposta immunitaria innata con la produzione di alti livelli di anticorpi cross-reattivi e cellule T-helper autoaggressive.
Le cellule endoteliali che possono presentare HSP in risposta a diversi stimoli, diventano più sensibili alla lisi cellulare indotta da anticorpi anti-HSP, con conseguente danno tissutale.

5.Disfunzione  erettile;

6. problemi alla prostata;

7. alzeihmer ;

8. emicrania;

9. tumori;

10. asma .